Una realtà fondamentale dell’animazione britannica è lo studio Aardman, che tra gli anni novanta e i duemila si impose a livello internazionale […] sia per il pubblico sia per la critica. Questo avvenne grazie al successo di personaggi come Wallace e Gromit, così come in virtù delle accattivanti scelte stilistiche della compagnia […]: l’uso dell’animazione di plastilina (più tardi accompagnata da un uso non invadente dell’animazione digitale in post-produzione); un velo di malinconia e solitudine presente sotto l’umorismo di superficie; l’attenzione per i problemi quotidiani e sociali di persone comuni; caratterizzazioni forti mescolate con antropomorfismo. Il prodotto finale è palesemente frutto di animazione, ma sembra completamente realistico.
La Aardman ama fare omaggi al cinema, rendere onore alle tradizioni e guardare al passato. Wallace di Wallace e Gromit è un classico uomo inglese d’altri tempi. Ama il rituale del tè con cracker e formaggio, leggere il suo quotidiano sul sofà e costruire oggetti strani ma funzionanti. Nelle sue opere, la Aardman sembra essere alla ricerca di un tempo perfetto, un’epoca ideale dove le cose erano esattamente come sarebbero dovute essere.
Il primo lungometraggio della Aardman fu Galline in fuga (2000). Ispirato ai classici film britannici della seconda guerra mondiale, […] il film gioca con alcune delle più cupe allusioni ai parallelismi tra fattoria e campi di concentramento, ma edulcora i suoi possibili messaggi con personaggi comici. Eppure il film, sotto uno strato di umorismo, affronta tematiche serie, tra cui la condizione di prigionia in cui l’individuo viene portato al limite di sopportazione.
Tra gli artefici del successo della Aardman c’è Nick Park. È lui l’ideatore di Wallace e Gromit, che comparvero per la prima volta nel film con cui Park si diplomò alla National Film and Television School; progetto che giunse a compimento quando subentrarono Peter Lord e David Sproxton, i due fondatori della Aardman che colsero subito il senso acuto e pazzerello della comicità di Park, così specificatamente britannico. I pupazzi di plastilina di Wallace e Gromit vennero sin dall’inizio realizzati in maniera particolare, grezza e non rifinita, così da lasciare chiaramente visibili le impronte digitali del creatore e rendendoli perciò realistici e accattivanti.
Un tratto spesso trascurato dell’opera di Park è quello di utilizzare contesti d’altri tempi per fare ironia su abitudini contemporanee come succede i I primitivi, dove uomini dell’età della pietra abitano un’oasi ristretta, verde e fiorente, nel cuore di una terra desolata e ostile. Cacciano conigli (ma per amor di alimentarmente corretto non riescono a cibarsene mai), sono brutti, bruttissimi, e per la maggior parte idioti e gentili, eccetto Dag (che idiota non è) e Grugno, il suo cinghial-cane, migliore amico migliore dell’uomo. E poi ci sono uomini dell’età del bronzo, che sottraggono loro la terra, e portano i cavernicoli nel mondo del mesto progresso, corrotto dal denaro, governato dal panem et circenses: la politica si alimenta con lo sport, l’oppio del popolo è il gioco del calcio, lo stadio è un’arena romana, i calciatori sono gladiatori ante litteram. Se rivogliono la terra, Dag & co. devono battere il dream team del mondo mercenario in una partita.
Si ringrazia Giannalberto Bendazzi, autore di Animazione. Una storia globale (Utet, 2017) da cui è stata ripresa la prima parte del testo.